L’Azione Cattolica: mistero e profezia (2)

Per una riscoperta del Principio e Fondamento dell’impegno laicale accompagnati da Giuseppe Lazzati

di Mattia Arleo, Consigliere diocesano dell’AC di Roma, Presidente del Gruppo Diocesano “Vittorio Bachelet” dell’AC di Roma

«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 1-2). 

I due versetti citati della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani riportano tre elementi che possono risultare utili a comprendere quelli che Lazzati definisce i “tre momenti dell’indole secolare o laicale propria e peculiare dei fedeli laici”.

In primo luogo, una esortazione: «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale». L’offerta del corpo può essere intesa secondo una duplice accezione: come capacità di mettere tutto il proprio essere ed il proprio esistere a servizio di Dio e come capacità di intravedere nella propria carne-corpo e, quindi, nella propria esistenza concreta, la presenza stessa di Dio. Il “culto spirituale” cui fa riferimento Paolo, dunque, ha una duplice direttrice: riconoscere la presenza del Creatore nel tessuto vitale della propria carne che così potrà essere messa al servizio del mondo. 

In secondo luogo, la delimitazione di un ambito: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente». Paolo non chiede di estraniarsi dal secolo, ma di viverci implicati senza tuttavia lasciarsi conformare. Il battezzato, infatti, è conformato a Cristo ed è chiamato a vivere nel mondo seguendo l’esempio di Cristo e, quindi, con una mentalità convertita, affinché le cose del mondo possano essere da lui ordinate secondo Dio. 

In terzo luogo, una finalità: «per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto». I primi due passaggi sono finalisticamente orientati a compiere nel secolo ciò che è buono, gradito e perfetto agli occhi di Dio. Il battezzato, dunque, non deve agire per approssimazione, ma impegnarsi in un continuo discernimento per comprendere ciò che avvicina a Dio e ciò che allontana da Dio. 

Giuseppe Lazzati, a proposito dei tre momenti dell’indole secolare o laicale propria e peculiare dei fedeli laici, scrive:

«Riprendendo la definizione conciliare, sembrano essere tre i momenti dell’indole secolare o laicale propria e peculiare dei fedeli laici: cercare il regno di Dio, trattare le realtà temporali, ordinarle secondo Dio.

a. Cercare il regno di Dio: è l’esigenza e, quindi, il dovere di ogni battezzato come tale consacrato nella morte e risurrezione di Cristo alla ricerca, per sé e per gli altri, del regno di Dio. Regno, per dirla con le espressioni della liturgia, “di santità e di grazia, di verità e di vita, di amore e di pace”, la cui attuazione Cristo ci ha insegnato a chiedere al Padre nella preghiera: “Venga il tuo regno”. L’indole secolare, l’essere laicale del cristiano non lo dispensa da questa prima e fondamentale ricerca che definisce il cristiano stesso nel suo essere e che lo segue in ogni sua condizione di vita e di attività: la ricerca del regno di Dio. Dimenticarla o metterla da parte appartiene a quel processo di secolarizzazione che sfocia nel secolarismo. Secolarismo che si dà quando, per un processo di successive separazioni, si finisce per perdere l’orizzonte della creazione e a non vedere il rapporto tra la morte e la risurrezione di Cristo e le realtà temporali.

b. Trattando le realtà temporali: è l’àmbito, appunto, entro il quale si attua quella ricerca, come ambito proprio di ogni uomo, in quanto uomo: l’àmbito della laicità, àmbito dal quale il fedele laico non si separa per il fatto di essere cristiano, ma che prende in carico come ogni uomo facendone oggetto della propria attività e responsabilità. Di più. Che il fedele laico prende in carico con assoluto rispetto delle leggi proprie di ciascuna realtà temporale, consapevole che tale rispetto non può essere trascurato, se non a prezzo del risultato cui mira e non può essere sostituito da leggi estranee a quelle realtà. Per questo aspetto, in tale rispetto consiste tutta la ricerca del regno di Dio. La ricerca del regno di Dio, infatti, per quanto attiene a questo momento dell’agire umano, si risolve nelle leggi proprie delle singole realtà considerate nel loro ordine.

c. Ordinandole secondo Dio: è la modalità che caratterizza la presenza del cristiano nell’ambito delle cose temporali che egli ordina non secondo il proprio disegno più o meno capriccioso e pur sempre proprio, ma secondo Dio, il cui ordine dovrà scoprire congiungendo, alla luce della ragione, la luce della rivelazione. Non sarà inutile ribadire che, mentre è rispettata l’autonomia delle cose che il cristiano tratta con tutti gli uomini secondo le norme a ciascuna proprie, ciò che lo distingue è, o dev’essere, la capacità di ordinare le cose stesse “secondo Dio”. Il che vuol dire, secondo una gerarchia di valori che mantenga ogni cosa al suo posto e impedisca che qualcuna o molte di esse si trasformino in idoli e sostituiscano Dio» (Impegno laicale ed evangelizzazione, pp. 26-28).

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